Lucio Del Pezzo visto da Roberto Sanesi

Lucio Del Pezzo

Lucio Del Pezzo – mostra di Del Pezzo a Studio Marconi: Sagittarius, 1969

Arte contemporanea, documenti – Lucio Del Pezzo visto da Roberto Sanesi. Forma e colore di oggetti il cui senso – spogliati da un’aggettivazione tradizionale, dalla polvere umida delle chiese, dall’odore acidulo dell’acquasanta, dalle morti, dalle nascite e dalle grazie ricevute – risiede in una carica di allusioni a un tempo senza tempo, sospeso, vicino eppure mitico, e non sfugge a una voluta, sottile grazia di “cattivo gusto” resuscitato in chiave dada. Agiografie popolari. Ex voto. Intenzione ironica dell’accostamento imprevedibile. Viscerale, paurosa e sgargiante. Meridionale. Non la nostalgia da solaio di signorine Felicite, di Amalie decadenti in crepuscoli tenui. Sopravvivenze violente, reperti di sequenze interrotte dal gesto degli anni, ove muore una vita con nome e cognome ma persiste l’umano. Dove l’umano è descritto con le sue spoglie, soffocato dalla sua sopravvivenza come puro oggetto, corroso da ciò che resiste. Una molla arrugginita, un orologio, la gamba di una bambola in verdi putrefatti, in rosso di sangue coagulato, in oro e argento ecclesiastici.

Nulla di napoletano secondo alcuni vieti clichés, nulla di “vulcanico” o peggio ancora di “pirotecnico”, un termine che conduce a un’immagine di spensierata estroversione, e che si presta assai male a cogliere e definire l’atteggiamento di Del Pezzo al tempo del “Gruppo 58”. Forse un’allusione alle forze della terra, e c’è infatti un certo gusto per una materia sotterranea, ma misteriosa, cimiteriale, la terra come deposito di scorie morte, senso di decomposizione e di aridità, non certo humus fecondo, senza alcuna possibilità d’allusione alla danza eliotiana di Little Gidding o ai ritorni spettrali di InWhite Giant’s Thigh di Thomas. Si è accennato anche, da varie parti, a un eventuale panteismo. È un errore. In questa fase non c’è promessa di purificazione. È presente, invece, una dolorosa ironia. Questi elementi funzionano da segnali di ricordo: viviamo una società tecnologica, elettronica, razionale? Sì, ma la viviamo ancora dominati da presenze oscure, più o meno magiche. Non ce ne siamo liberati. Emergenze. Del Pezzo tende a liberarsene, più tardi, riferendosi a una logica costruttivistica. Prima il metafisico, poi il Liberty, poi l’autonomia dell’oggetto.
Il metafisico in pittura non nasce semplicemente dall’accostamento inusitato di oggetti o dall’esattezza dell’esecuzione. Questa è anche una caratteristica del surreale. Quel che distingue il metafisico dal surreale è il silenzio e la solitudine che ne derivano. Il surreale coinvolge il soggetto, lo mette in relazione e lo muta (la carica del soggetto viene “distribuita”); il metafisico lo separa, lo estrania (la carica del soggetto “si accentra”: emblematico in sé, di fatto).

L’irregolare, l’elemento contraddittorio di ogni situazione intellettuale ed emotiva, ciò che distingue una grande parte dell’arte di oggi (come ha distinto l’arte di molti altri periodi e ha continuato a serpeggiare nell’arte di ogni secolo fino da quando all’atticismo si è opposto l’asianismo) si innesta – ogni volta che sia il mondo delle “figure” a fare da fondamento – all’arte della mimesis e si costituisce come regola. (…)

Roberto Sanesi, 1966

Lucio Del Pezzo è stato in mostra a Spazio Tadini di via Jommelli 24 insieme ad opere degli artisti Ercole Pignatelli, Valerio Adami ed Emilio Tadini per la rassegna d’arte contemporanea MILANO IN ARTE a cura di Francesco Tadini. Dal 15 maggio al 4 luglio 2014 (vedi > LINK)

Lucio De Pezzo e Giorgio Marconi

…dialogano per il video / ciclo “Conversazioni d’Arte” del magazine della Casa Museo Spazio Tadini Milano Arte Expo:

Francesco Tadini

Francesco Tadini è fondatore e direttore artistico di Spazio Tadini in via Jommelli 24 a Milano. Casa Museo e archivio delle opere di Emilio Tadini, sede di mostre ed eventi. Location.

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