Mostre Milano, febbraio 1946 – dalla rivista d’arte e cultura Emporium

mostre Milano, febbraio 1946
Mostre Milano, febbraio 1946 – dalla rivista d’arte e cultura Emporium – Una selezione delle opere lasciateci da Arnaldo Badodi prima di partire per la Russia. da dove si spera che debba ancora tornare, è stata esposta, affettuosamente ordinata da un gruppo di amici, nelle sale della Galleria Sant’Andrea. Dalle prime opere di un acceso cromatismo, di violenza ancora esterna, dalle fantasie “un poco astratte e sovreccitate” alle ultime, di una materia più cauta e di un più soffuso lirismo, l’evoluzione di Badodi, anche se ancora immaturo e a volte di un gratuito abbandono all’ossessione del colore (dense colate di rossi sopratutto e di azzurri), mostra i segni di un approfondimento controllato e meditato, teso a tradurre sempre meglio la particolare visione del pittore, di natura malinconicamente idilliaca, accentuata da “una angoscia diffusa ed evasiva”, come ha scritto di lui Piovene.
Nella stessa Galleria ha fatto seguito una mostra di opere recenti di Mario Tozzi, di un Tozzi che ha perduto dell’astratta tensione volumetrica e della caratteristica, intima elementarità cromatica, per una maggiore aderenza al dato veristico, con abbandono alle liquide esteriorità del colore smaltato.
Lo scultore Carmelo Cappello ha tenuto alla Galleria Santa Radegonda una personale, presentando anche pitture, modeste pitture di una saputa candidezza. Come scultore Cappello si è messo su una nuova strada, ci sembra abbastanza pericolosa, perchè difforme al suo temperamento, portato ad una raccolta intimità. Sciolta e libera la plastica di Cappello tenta ora accentuazioni espressionistiche che non raggiungono validità, non superando la violenza di una tutta esterna impressione.
Alla Galleria Borgonuovo, intorno a Cesare Breveglieri hanno esposto un gruppo di amici, i pittori Brizzi, Fumagalli. Lainati, Meloni, Ramponi. Tettamanti, lo scultore Scalvini. Giovani variamente dotati, con evidenti riporti e influenze (in Salvini è chiara l’adesione allo stimolante mondo plastico mariniano), ma in alcuni casi non privi di indicazioni positive di un più maturo sviluppo.
La Galleria Bergamini ha riaperto, nel Palazzo Sormani, con una collettiva di pittori contemporanei italiani. comprendente, tra l’altro, opere notevoli di Marussig, De Chirico (il Souvenir d’un promenade spirituelle avec Jean Cocteau), Sironi, De Pisis, Campigli, ecc., e alcuni dipinti astratti di Radice e Soldati.
Alla Galleria Guglielmi si è tenuta una mostra di opere di varia importanza, fra cui molti bozzetti e annotazioni, del sensitivo Pietro Fragiacomo, una delle voci più esili e melanconicamente romantiche tra i naturalisti veneti dell’Ottocento.
Durante una esposizione di opere di Morandi, De Pisis, De Amicis, si è inaugurato alla Galleria Ciliberti il ciclo dei raduni del mercoledì: Ciliberti ha parlato sulla primordialità della scultura; l’architetto Rogers sui nuovi rapporti che si sono venuti stabilendo tra la scultura e l’architettura funzionale; Giacomo Manzù sulla decisiva rivoluzione operata da Rosso.
La Mostra del Premio “Fondo Matteotti”, a beneficio della sessione assistenziale del Fondo stesso, ha raccolto nelle sale della Galleria Guglielmi un po’ tutte le correnti della pittura contemporanea italiana. Gli artisti di maggior fama, da Morandi a Carrà, da Casorati a Rosai e De Pisis erano appena rappresentati, con opere certamente di non primaria importanza. Più ampia e viva la partecipazione dei giovani. Il maggior interesse era dato, forse, dal gruppo dei romani, presenti con Mafai, il Mafai raccolto e castigato degli ultimi tempi; Guttuso (il Nudo è uno dei più bei pezzi tra i suoi recenti); Ziveri, stranamente dedito a trasposizioni ottocentesche, ma non senza qualità; il modesto Tamburi. Da ricordarsi ancora l’Autoritratto di Marcucci e la Natura morta di Cantatore. Dei cosiddetti chiaristi forse il solo Del Bon riesce, a momenti, a tenere le vecchie posizioni. Dei picassiani e affini niente di nuovo da dire: le intenzioni restano ancora intenzioni. Maggior schiettezza mostra il ritratto di Cassinari. A qualche meraviglia potrà dar luogo l’assegnazione dei premi, cosi distribuiti: il primo a Cassinari, il secondo a De Amicis, il terzo a Ziveri.
Il primo premio in scultura è andato a Paganin, le cui qualità meritano, tuttavia, ancora conferma. Notevoli i pezzi di Alfieri e di Fabbri.
r. m.
Fonti e documenti per lo studio dell’arte contemporanea. Milano, dopoguerra. Dalla rivista mensile d’arte e di cultura Emporium, numero 614, del febbraio 1946. Fondata nel 1895, la rivista Emporium ha continuato a pubblicare fino al 1964: un vero faro per le ricerche storiografiche e bibliografiche sull’arte italiana.
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