Surrealismo, nascita: dispersione dei dadaisti e Primo Manifesto di André Breton

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Surrealismo, nascita: dispersione degli artisti dadaisti e Primo Manifesto surrealista di André Breton. Tra dada e surrealismo c’è una continuità, un passaggio che avviene nel giro di pochi anni. La fine della guerra provoca la dispersione dei gruppi dadaisti; lo spirito nichilista di dada non ha più presa sugli intellettuali che sentono il bisogno di fissare qualche appoggio più concreto dentro il vuoto lasciato dalla guerra. Così gli uomini che hanno creato il surrealismo, o sono stati dadaisti o hanno subito il fascino della rivolta dadaista, ma hanno voluto riportare quelle istanze dentro l’alveo di una possibile realizzazione.

Dalla  Storia della pittura della collana storica “I Maestri del Colore”, volume ventottesimo dei F.lli Fabbri: Roberto Tassi nell’introduzione a “Dal Surrealismo alle correnti più recenti”.

La convergenza delle energie che daranno vita al surrealismo avviene su Parigi: nel 1919 vi arrivano Picabia e Tristan Tzara, nel 1921 Duchamp e Man Ray, nel 1922 Max Ernst. La dispersione dadaista si ricompone in Francia dove alcuni artisti capeggiati da Breton, già messi in allarme dalla pittura di De Chirico, sono pronti ad accogliere i nuovi stimoli di partenza per le strade del ‘meraviglioso’ e del ‘mistero’. Così i fatti che avvengono in Francia tra il ’22 e il ’24 sono i prodromi che preparano la nascita del nuovo movimento, il cui inizio si può storicamente fissare nell’anno 1924, quando Breton pubblica il Primo Manifesto surrealista. Il carattere più generale, che lo distingue nettamente dalla pittura metafisica, in parte anche dal dadaismo, e da ogni altro movimento artistico, è la sua aspirazione ad attuarsi come totalità e non a limitarsi quindi al campo intellettuale e creativo ma a coinvolgere l’esistenza umana nella sua completezza. La definizione che ne dà André Breton nel Primo Manifesto del Surrealismo è insostituibile: Automatismo psichico puro attraverso il quale ci si propone di esprimere, sia verbalmente, sia per iscritto, sia in qualunque altra maniera, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza di ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica o morale… Il surrealismo poggia sulla fede nella realtà superiore di certe forme di associazione finora trascurate, nell’onnipotenza del sogno, nel gioco disinteressato del pensiero. Il surrealismo tende a distruggere definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita.

Quando Breton apre questa libertà sui fatti dello spirito, infrange all’interno dell’uomo ogni barriera delimitante, passa nella parte in ombra non per rischiararla ma per rimanervi avvolto, fa giungere, con queste azioni, alla sua evidenza qualcosa che era già cominciato e che a tutt’oggi non sembra finito.

L’ATMOSFERA SURREALISTA

La pittura surrealista è difficile da definire e da delimitare poiché sfugge ad ogni tentativo di sistemazione estetica o tecnica. Se ne potrà forse intendere l’atmosfera: in quasi tutte le opere del surrealismo infatti è fissato un momento di attesa, di sospensione, ogni cosa è ferma per l’evento che sta per accadere e che dà un segnale della sua situazione; ed ecco che ci si accorge che ciò che deve accadere è proprio, nella sua sostanza, questa attesa, questa irritata sospensione, che rimane così aperta su ogni possibilità, sulla parte oscura del mistero in sé, sulla dimensione inquieta di ciò che non esiste e di ciò che non avviene.

Aveva scritto Breton nel saggio Il Surrealismo e la Pittura:  Io posso considerare un quadro solo come una finestra, e la mia prima preoccupazione è di sapere su che cosa si apre.

Dunque in questo dominio l’evento non è mai già avvenuto, ma sempre ancora da venire, e solo se ne possono constatare gli elementi che lo preannunciano, l’atmosfera che lo presuppone; la chiarezza della spiegazione non è il fine del surrealismo, ma il buio dell’invisibile, del non esistente, del non realizzabile, che si manifesta nella casualità degli incontri più inattesi, sotto la banale parvenza degli oggetti. Le opere del surrealismo pittorico, così cariche di simboli, di incongruenze, di accostamenti esplosivi, rifiutano la ricerca, la contemplazione, la strada aperta del razionale, si oscurano nell’incertezza, nella precarietà, nell’angoscia illusiva del reale, perché ogni cosa non è mai veramente se stessa, ma ha sempre un’altra dimensione, sotterranea, buia, allarmante e dirige lungo il sentiero dell’irrazionale i suoi ‘passi perduti’.

LO SPAZIO DEL SURREALISMO

Anche lo spazio nella pittura surrealista ha un significato tutto particolare; ogni misurazione o illusione di spazio reale è ripudiata, lo svolgimento più profondo dell’immagine non verte tanto sulla sua deformità fantastica, quanto sulla sua dimensione spaziale. Così sprofondano verso l’orizzonte immenso, verso una infinità desolata e desertica la pavimentazione terrestre di Salvador Dalí e il suolo metallico di Tanguy, si allargano nel vuoto battuto dalle ombre, lunghe come tagli di coltello, le piazze magiche di De Chirico; oppure lo spazio viene tutto compresso e ribaltato alla superficie del quadro, in Klee, in Arp; troviamo uno spazio aereo come in Mirò o uno sprofondamento terrestre come in certe opere di Max Ernst; c’è lo spazio di una stanza o di una valle; uno spazio senz’aria, pietrificato e risonante, e uno gremito di presenze, pullulante di germinazioni. Eppure sentiamo che tutti questi spazi hanno una specificazione comune, un’unica vita; la dimensione che li caratterizza non è esistenziale ma psicologica; in essa i piani di significato subiscono una sconvolgente alterazione, le relazioni perdono la loro usuale misura per porsene una inattesa, ciò che è lontano è alla nostra portata, ciò che è vicino diventa intoccabile. Le caratteristiche insomma sono le stesse dello spazio onirico.

A questo punto si pone il problema dei rapporti tra il surrealismo e la psicanalisi. Gli omaggi tributati più di una volta dai surrealisti a Freud hanno confuso un po’ le idee. I surrealisti erano i primi ad equivocare; Freud invece, per parte sua, non nascondeva la diffidenza verso un metodo che gli sembrava estraneo ai veri scopi della psicanalisi.

Infatti le direzioni di ricerca sono completamente diverse; è vero che entrambe gravitano attorno all’inconscio, ma i surrealisti per estrarne, attraverso meccanismi automatici, tutta l’enorme e caotica congerie di stimoli irrazionali e per abbandonarvisi completamente, Freud invece, secondo un processo rigorosamente razionale, per tentare di porvi quell’ordine che avrebbe permesso una più vasta conoscenza degli impulsi e della vita dell’uomo. Il surrealismo appare più vicino, come ha dimostrato Starobinski, alla posizione della parapsicologia di Myers.

Francesco Tadini

Francesco Tadini è fondatore e direttore artistico di Spazio Tadini in via Jommelli 24 a Milano. Casa Museo e archivio delle opere di Emilio Tadini, sede di mostre ed eventi. Location.

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