Tragico e comico, distanza e differenza – doppi sensi, scherzi e risate per Tadini

Tadini – Fiaba – dettaglio di un’opera
Tadini – Tragico e comico, distanza e differenza – doppi sensi, scherzi e risate. Dal libro pubblicato da Einaudi La distanza. (p.19)
Si da un punto in cui distanza e differenza si toccano da vicino, entrano l’una nell’altra, si fondono insieme? Come pensiamo si dia la Distanza, possiamo anche pensare che si dia la Differenza?
Si dà qualche nesso fra differenza e dismisura, fra differenza e sproporzione?
(può anche non essere necessario rispondere a tutte le domande che vengono in mente a proposito di qualsiasi argomento. Formulare le domande è già qualcosa, può anche bastare. E, tra l’altro, a far domande non si può sbagliare – letteralmente. La domanda esclude formalmente la possibilità di sbagliare. Perché, quando non ricorriamo a quella che si chiama una ” domanda retorica” domandando noi ci si predispone a ricevere una informazione o una risposta di qualsiasi tipo – dal sia no, da una cosa al suo contrario. Molte volte si fanno sentire ” alla distanza”, le domande che ci siamo fatti e che abbiamo lasciato senza risposta. Potrebbe essere proprio questa, la loro funzione. Aprire una distanza fra sé stesse e qualche possibile risposta).
Sulla Distanza si sostiene un sistema simbolico entro il quale qualsiasi poveraccio come noi – con in tasca una coscienza più o meno oscura di quel processo di separazione che lo ha fatto così come è, e della propria sostanziale solitudine – si trova e si pensa collocato, bene o male, non solo al centro dell’universo ma addirittura al centro di tutti gli universi immaginabili. Mica male davvero come sproporzione. Una bella tragedia. Con la sua brava comica finale. Immediata. Incorporata.
(Pagina 20)
una rivoluzione – in base alla quale si arrivi finalmente a pensare che il centro è sempre infinitamente altrove, sconcertando ogni sistema codificato di distanze – non si è ancora concretamente attuata. Concettualmente, forse vi acconsentiamo. Ma probabilmente è troppo difficile immaginarla. Anche perché si dovrebbe andare al di là del tragico, anche perché si dovrebbe escludere quello che è il ” nostro” tragico, anche perché si dovrebbe svuotare il nostro tragico di ogni autorità. Va bene tutto, ma questo noi non siamo ancora in grado di farlo.
Per mettere in qualche modo le cose a posto, senza offese troppo dure per la nostra ignoranza, lui magari pensiamo: ” forse un giorno, la tecnica… Non sarebbe la prima volta che la tecnica riesce a trionfare in imprese che sembravano del tutto impossibili. Non sta forse attuando, la tecnica, le ipotesi più inverosimili della fiaba?” Il fatto è che la tecnica, esautorandoci, ci sta trascinando di fronte ad un’altra Distanza incolmabile.
Forse il comico, che potrebbe darci una mano in questa “operazione decentramento”. Proprio perché il comico viene dopo il tragico, entra in scena su quella stessa scena che, dandosi alla disperazione, il tragico ha appena abbandonato. Proprio perché il comico è inseparabile dal tragico.
È come se il comico fosse legato al tragico da un elastico. Ci sono momenti in cui se ne distanzia moltissimo. Poi di colpo – Bam! – Gli piomba addosso alle spalle.
Lavora sulle distanze, il comico. Le altera, le sconvolge. Per andare nello stesso posto, prende una volta una scorciatoia, un’altra volta una strada infinitamente più lunga del necessario. (Pag. 21) E gioca come un pazzo sulle “distanze sociali”. A volte, il comico finge di non vederla, qualche distanza più che evidente, e ci casca dentro, clamorosamente.
Il comico lavora sugli stessi materiali su cui lavora il tragico. Proprio sugli stessi. La sproporzione, prima di tutti. Questa specie di distanza che ci umilia e al tempo stesso ci provoca.
Se appena ci pensiamo un momento… Dobbiamo ammetterlo, è più che evidente. Quella stessa sproporzione che ossessiona il tragico, che gli dà vita, tormento e morte, diventa per il comico – materializzandosi ” bassamente” – oggetto di equivoci, di doppi sensi, di scherzi, di irrisioni, di risate.
Quel ridere lì è anche una specie di sfida. Come se noi si dicesse: “va bene, e allora?”
E poi, i valori. Il tragico né tormentato – sia che si rispetti fino al sacrificio sia che gli offenda disperatamente. Il comico li deride – li saggia di continuo con l’acido della derisione.
Allora è forse proprio nel comico che si attua il sublime più alto?
Non è forse il comico che resiste senza tremare davanti allo spettacolo soverchiante della distanza? Non è forse il comico che fino ad ora è riuscito a guardare più a lungo il sole accecante del Niente?
Nelle fiabe, come nei sogni, si colmano in un attimo distanze immense, si attraversano una lungo distanze tortuose.
(…) > CONTINUA >
Il saggio La distanza di Tadini è stato pubblicato nell’anno 1998, edizioni Einaudi
> leggi anche le altre pagine del libro La distanza di Emilio Tadini
–
Francesco Tadini, insieme a Melina Scalise cura l’Archivio opere e testi di Emilio Tadini. Sede dell’Archivio è la Casa Museo Spazio Tadini in via Jommelli 24, Milano
Per informazioni: francescotadini61@gmail.com
Telefono Francesco Tadini +393662632523